Come accade spesso quando si parla di ansia, è fondamentale fare chiarezza e mettere in ordine i pensieri e le paure per poter effettivamente capire quanto preoccuparsi e quali sono i rischi reali di ogni situazione che genera insicurezza, ad esempio quella da autonomia che instilla negli automobilisti la paura di restare con la batteria scarica alla guida, lontani dalle colonnine.
Cerchiamo di analizzare tutti gli aspetti in gioco e speriamo di aiutarvi a rilassarvi, nel caso in cui soffriate di questa paura. Ovviamente, se l’ansia che provate è qualcosa di più profondo rispetto alla mancata conoscenza, effettiva, dei range di autonomia delle auto elettriche, valutate di approfondire il discorso con un professionista per trovare beneficio e migliorare, in generale, la vostra qualità di vita.
Indice
Comprendere le esigenze chilometriche
La prima cosa da fare è analizzare la propria percorrenza media e comprendere le esigenze chilometriche quotidiane. È fondamentale, quindi, calcolare quanti chilometri si percorrono al giorno per poter mettere in relazione le proprie esigenze alle reali autonomie delle auto elettriche. In media, se si usa l’auto principalmente in città (habitat perfetto per le elettriche) e qualche volta sul misto, si percorrono dai 50 ai 100km al giorno, a meno che non si abbiano grosse necessità. Caso diverso per chi lavora effettivamente con la propria auto. Già così, ad occhio, capiamo che il range tipico di un’auto elettrica, anche piccola e compatta, riesce a sostenere le richieste quotidiane mantenendo anche della percorrenza extra per qualche imprevisto.
Prendiamo un caso singolare, per fare due calcoli. Vi parlo, personalmente, della mia esperienza chilometrica: in media, percorro circa 400 o 500 km al mese, viaggiando prevalentemente in misto, ovvero spostandomi tra due centri abitati e muovendomi anche all’interno dei contesti urbani. La mia esigenza, quindi, in media è di meno di 20km al giorno e questo mi permetterebbe di muovermi con una singola ricarica per quasi mezzo mese, anche scegliendo un’elettrica compatta e senza un grosso pacco batteria.
Ad esempio, se scelgo una Dacia Spring che offre un’autonomia di circa 230km in WLTP, ovviamente rapportata alle condizioni d’uso reali che faranno scendere il valore dichiarato in base a diversi fattori, ne deriva che mi basterebbero poco più di due o tre ricariche al mese per tutto il mio fabbisogno.
Già questo fa capire, ad occhio, che l’autonomia su base quotidiana non deve generare ansia alla guida di un’auto elettrica. Se aggiungiamo che, durante gli spostamenti è possibile anche ricaricare occasionalmente l’auto presso le colonnine pubbliche (magari senza abusarne per non spendere troppo rispetto al vantaggio economico della ricarica domestica), non ci sono grosse problematiche all’orizzonte.
Diverso è il caso, come accennato prima, relativo alle percorrenze più elevate, magari anche di centinaia e centinaia di chilometri al giorno. In questo caso, vale sempre il discorso di calcolare la propria percorrenza media e di metterla in relazione all’auto elettrica scelta o da scegliere e ai suoi consumi dichiarati e, potenzialmente, effettivi.
Approfondire le variabili sull’autonomia
A questo proposito, è giusto valutare i fattori che influenzano l’autonomia di un’auto elettrica così da farsi un’idea su quelli che sono i reali valori di autonomia e consumi per calcolare il numero di ricariche necessarie, in media.
In questo caso, bisogna focalizzarsi su:
- Temperature e condizioni atmosferiche
- Stile di guida e velocità
- Tipologia di percorso
- Ottimizzazione dei pesi
- Efficienza degli pneumatici
Leggi anche: I fattori che influenzano l’autonomia di un veicolo elettrico
Cercare i punti di ricarica e prevedere dei backup
Ovviamente, comprendiamo che la paura dell’ignoto sia primordiale e intima e che quindi a volte sia anche irrazionale. A questo proposito, però, è facile superare la paura di ciò che non si conosce e farlo attraverso la tecnologia. Se non si ha la percezione di quanti punti di ricarica esistano nella propria città o lungo il proprio tragitto, è sempre possibile usare le app di ricarica, le più complete app di navigazione oppure direttamente i navigatori connessi presenti nel cruscotto dell’auto per conoscere e guardare sulla mappa i punti di ricarica. In questo modo, ci si può sentire rincuorati dalla presenza capillare dei punti di ricarica, ovviamente in base alla propria zona. Generalmente, scoprirete che ci sono più punti di ricarica di quanti effettivamente ipotizzavate ma, se questi non dovessero davvero essere così capillari nella vostra zona o per uno specifico itinerario, almeno avrete la reale percezione del rischio e potrete valutarla con i calcoli relativi al consumo e all’autonomia. Dopotutto, è sempre meglio conoscere la propria paura che darle sempre più potere e vigore lasciandola nel buio, no?
Un’altra soluzione che può aiutare a ridurre l’ansia da autonomia alla guida di un’auto elettrica è la pianificazione di varie soste per la ricarica, così da non scendere troppo con il livello di autonomia residua e sentirsi più al sicuro. A questo punto, consigliamo per i casi più difficili, di prevedere anche delle stazioni di ricarica di backup, alternative all’itinerario principale, così da assicurarvi una copertura di emergenza in caso di malfunzionamento o indisponibilità della stazione di ricarica o della singola colonnina prevista inizialmente.
Ipotizzare gli scenari di emergenza
Infine, un’incognita sempre insita in noi è quella delle situazioni di emergenza. Quante volte si pensa che l’auto sempre pronta a partire sia essenziale in caso di malore di un familiare o di un amico, in caso di emergenza climatica o di altre situazioni in cui è necessario correre da un punto ad un altro? Personalmente, per anni ho visto l’auto come mezzo da tenere sempre pronto per portare un mio parente in ospedale in caso di una crisi o di una situazione di emergenza, quindi comprendo che se ci si trova a calcolare l’autonomia quotidiana, bisogna tenere da parte quantomeno una riserva di energia utile a raggiungere il punto di emergenza più vicino, che sia questo l’ospedale, un punto di raccolta in caso di disastri climatici, guerre, invasioni e via discorrendo. Certo, mi rendo conto che per molti queste esigenze siano esageratamente catastrofiche (se non da film di fantascienza) e che esistono sempre i numeri di soccorso ma chi soffre di ansia da autonomia potrebbe volersi sentire al sicuro prevedendo anche questi scenari.
Nel calcolo dell’autonomia residua, quindi, che implica un numero maggiore o minore di ricariche o la scelta di un’auto dalla batteria più o meno capiente, consiglieremmo di prevedere un valore chilometrico extra per queste situazioni, ovviamente da calcolare in base alla zona in cui si vive o ci si trova abitualmente. In questo modo, l’auto elettrica diventa versatile come una classica auto con motore endotermico in quanto capace di soddisfare le varie esigenze di mobilità.